Dalle Maschere ai Microfoni: le Due Vite dei Genesis (Peter Gabriel vs Phil Collins)

Quando Peter Gabriel lasciò i Genesis nel 1975, molti critici predissero la fine inevitabile della band.
Dopotutto, chi avrebbe mai potuto sostituire quel frontman visionario, che sul palco cantava travestito da volpe o da fiore, trasformando ogni concerto in uno spettacolo teatrale?
Eppure, dietro la batteria, c’era un uomo silenzioso pronto a cambiare la storia: Phil Collins.

Due epoche diverse. Due energie opposte.
La storia dei Genesis è la storia di una metamorfosi perfetta: da culto progressive a icona globale.


1. Le Origini – La nascita di un sogno

Alla fine degli anni ’60, i Genesis erano un gruppo di giovani studenti inglesi uniti dal sogno di fare musica diversa: Tony Banks alle tastiere, Mike Rutherford al basso e alla chitarra, Anthony Phillips alla chitarra e un certo Peter Gabriel alla voce, con la mente piena di immagini e simbolismi.

I primi album (From Genesis to Revelation, Trespass) erano solo abbozzi. Ma con Nursery Cryme (1971) la formula esplose:
l’arrivo di Steve Hackett alla chitarra e di Phil Collins alla batteria completò l’alchimia. Gabriel diventò narratore, Banks l’architetto sonoro, Collins il cuore ritmico.

Non scrivevano semplici canzoni: costruivano mondi.


2. L’era Gabriel – Teatro, mito e visione

Dal 1971 al 1975, Genesis pubblicarono una serie di capolavori: Foxtrot, Selling England by the Pound, e l’opera monumentale The Lamb Lies Down on Broadway.

Gabriel non era un cantante come gli altri. Era un attore, un poeta, un trasformatore di sé stesso.
Sul palco indossava costumi assurdi, raccontava favole bibliche e surreali, univa sacro e profano con voce magnetica.

Le sue liriche erano dense, simboliche, misteriose: “The Cinema Show”, “Firth of Fifth” — racconti di alienazione, amore e spiritualità nascosti tra cambi di tempo e melodie eteree.

I concerti non erano spettacoli: erano riti collettivi.
Gabriel non intratteneva, ma trasportava il pubblico in un altro mondo. In quegli anni i Genesis incarnavano l’essenza pura del progressive rock: complessità, introspezione, arte.


3. La fine di un’era – e una rinascita

Nel 1975, le tensioni interne e la stanchezza portarono Gabriel a lasciare la band dopo The Lamb Lies Down on Broadway.
Il gruppo si trovò davanti al vuoto. Continuare o fermarsi?

Dopo audizioni senza successo, fu proprio Collins – il batterista timido e spiritoso – a proporsi come voce principale.
Durante le prove di A Trick of the Tail, la magia accadde: la sua voce, calda e umana, diede una nuova anima ai Genesis.

Era l’inizio della seconda vita.


4. L’era Collins – Emozione, ritmo e pop universale

Tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80, i Genesis cambiarono pelle.
Album come A Trick of the Tail, Wind & Wuthering, Duke, Abacab e Invisible Touch portarono il gruppo al successo planetario.

Dove Gabriel cercava la metafora, Collins cercava il cuore.
Le strutture si fecero più semplici, ma non banali. “Turn It On Again” giocava con tempi impossibili, “Home by the Sea” univa tensione cinematografica e groove pop.

La voce di Phil era calda, empatica, diretta.
I suoi concerti abbandonarono i travestimenti ma non lo spettacolo: luci, energia, doppia batteria con Chester Thompson, battute e improvvisazioni.

Se Gabriel portava il pubblico nel sogno, Collins lo portava nel sentimento.
Due linguaggi diversi, entrambi sinceri.


5. Due compositori, due anime

Il contrasto tra Gabriel e Collins è lo specchio dell’evoluzione del rock stesso: dal mistero intellettuale degli anni ’70 alla comunicazione emotiva degli anni ’80.

Peter Gabriel scrive come un regista: i suoi brani sono storie, costruzioni complesse, piene di simboli e politica.
Basta ascoltare Solsbury Hill o Biko per capire che cercava significato prima della forma.

Phil Collins, invece, scrive come un artigiano.
Brani come Follow You Follow Me o In Too Deep entrano subito nell’anima: semplicità apparente, ma perfezione armonica e un groove irresistibile.

Gabriel costruisce templi sonori.
Collins costruisce ponti emotivi.
E proprio per questo, entrambi restano veri.


6. I fan divisi – o forse uniti

Da decenni esiste la solita domanda:

“Sei del periodo Gabriel o del periodo Collins?”

Ma forse è una falsa scelta.
I due non si escludono: rappresentano due lati della stessa leggenda.

I Genesis di Gabriel ci hanno insegnato a sognare.
Quelli di Collins ci hanno insegnato a sentire.


7. Eredità e riconciliazione

Con il tempo, le strade di Gabriel e Collins si separarono ma il rispetto rimase intatto.
Gabriel diventò un’icona dell’arte rock e dell’impegno sociale; Collins, un gigante del pop con un’anima da batterista jazz.

Le reunion occasionali – da Live Earth al tour The Last Domino? – non sono state nostalgiche, ma celebrative: un ringraziamento a un viaggio condiviso.

Perché in fondo, dietro ogni nota di Invisible Touch o The Lamb Lies Down on Broadway, c’è lo stesso DNA: Banks, Rutherford, Hackett, Gabriel, Collins.

Una famiglia musicale che ha saputo reinventarsi senza mai perdere la propria essenza.


8. Due vite, una sola leggenda

Peter Gabriel rese i Genesis mistici.
Phil Collins li rese universali.

E insieme, hanno scritto una delle storie più affascinanti della musica:
la trasformazione dal mito all’emozione, dal teatro al cuore.

Nessun’altra band ha mai vissuto due vite complete – e reso entrambe immortali.


🔗 Link interni suggeriti

Domande Frequenti sui Genesis

1️⃣ Qual è la principale differenza tra il periodo Peter Gabriel e quello Phil Collins nei Genesis?
L’era di Peter Gabriel (1967–1975) è caratterizzata da un rock progressivo teatrale e visionario, con testi complessi e arrangiamenti sperimentali.
Con Phil Collins (1976–1991), i Genesis si spostarono verso un suono più melodico e immediato, con maggiore enfasi su ritmo, emozione e struttura pop, pur mantenendo la raffinatezza compositiva.


2️⃣ Phil Collins ha cambiato l’identità dei Genesis?
Non l’ha cambiata, l’ha evoluta.
Collins ha portato calore umano e groove alle composizioni, aprendo la band a un pubblico più ampio senza tradirne la qualità artistica. I Genesis di Collins sono diversi, ma nascono dallo stesso spirito creativo.


3️⃣ Quali album rappresentano al meglio ciascuna era?

  • Periodo Peter Gabriel: Foxtrot (1972), Selling England by the Pound (1973), The Lamb Lies Down on Broadway (1974).
  • Periodo Phil Collins: A Trick of the Tail (1976), Duke (1980), Invisible Touch (1986).

Ognuno di questi album mostra il meglio dei due mondi: l’ambizione teatrale di Gabriel e la forza melodica di Collins.


4️⃣ Peter Gabriel e Phil Collins sono in buoni rapporti?
Sì. Nonostante carriere separate, Gabriel e Collins hanno sempre mostrato stima reciproca.
In diverse interviste hanno ricordato con affetto gli anni condivisi, e le reunion occasionali — come Live Earth o The Last Domino? — hanno celebrato la storia comune dei Genesis con rispetto e gratitudine.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *