Il lato gentile del prog
All’inizio degli anni Settanta, il rock progressivo stava diventando più grande della vita stessa — concept album monumentali, assoli vertiginosi e tempi dispari che sembravano labirinti.
Eppure, proprio nel mezzo di tutta questa grandezza sonora, Emerson, Lake & Palmer regalarono qualcosa di sorprendentemente intimo.
From the Beginning, pubblicata nel 1972, fu una piccola rivoluzione silenziosa: una canzone che ebbe il coraggio di sussurrare quando tutti gli altri gridavano.
È il suono di Greg Lake che mette a nudo la propria anima, bilanciando tecnica e vulnerabilità, costruzione e sincerità.
Non è solo una canzone d’amore — è un momento di chiarezza nella tempesta della virtuosità.
Trilogy e l’apice degli Emerson, Lake & Palmer
Quando Trilogy uscì, nel luglio del 1972, gli ELP erano già giganti.
Avevano conquistato i palchi con Tarkus e Pictures at an Exhibition, ridefinendo ciò che un trio rock poteva fare.
Ma dentro quel disco — costruito su eccesso, velocità e ambizione musicale — si nasconde una delle tracce più semplici.
From the Beginning fu scritta, cantata e suonata principalmente da Greg Lake, con Emerson e Palmer che aggiunsero i loro tocchi solo in seguito.
È il suono di un autore che esce da dietro le mura di tastiere e batterie per rivelare il battito umano al centro della macchina.
Il risultato?
Una canzone senza tempo — un ponte tra il mondo meticoloso del prog e la sincerità diretta del songwriting classico.
Anatomia di una canzone – L’architettura dell’emozione
Musicalmente, From the Beginning si basa su un delicato arpeggio in La minore, eseguito su una chitarra classica con la tipica precisione di Lake.
La struttura segue uno schema A–A’–B: semplice sulla carta, ma ricchissima di sfumature.
- Intro: la chitarra finger-picked crea l’atmosfera — calda, ipnotica, quasi circolare.
- Versi: la voce di Lake entra pacata, bassa, tracciando una melodia che sembra antica e contemporanea allo stesso tempo.
- Bridge: si aggiungono basso, percussioni leggere e infine il Moog sintetizzatore — un bagliore gentile che porta l’ascoltatore oltre lo spazio acustico.
Il solo finale di Keith Emerson al Moog è pura alchimia: non domina, fluttua.
Ricorda che il mondo degli ELP non era fatto di caos o di moderazione, ma di equilibrio.
La produzione — calda, analogica, spaziosa — crea un senso di onestà e intimità raro per il prog.
Si sente quasi l’aria muoversi tra le corde.
🎸 Curiosità chitarristica: il riff iniziale sfrutta le corde a vuoto per creare un suono “respirante” — una tecnica che più tardi avrebbero ripreso chitarristi come Steve Hackett o persino Steven Wilson.
I testi – Amore, distanza e accettazione
You see, it’s all clear / You were meant to be here / From the beginning.
In poche righe, Lake riesce a scrivere una canzone di separazione che suona come un perdono.
Non c’è amarezza né nostalgia — solo chiarezza.
È la voce di chi ha trovato la pace anche mentre l’amore svanisce.
Ecco il genio di Greg Lake come autore: non si nasconde dietro metafore o miti.
Dove Tarkus ruggiva con bestie meccaniche e guerre cosmiche, From the Beginning sussurra della disconnessione umana reale.
Il risultato è universale: l’ascoltatore diventa parte di quell’accettazione, fluttuando con la melodia e sentendo la dolce resa del brano.
C’è anche qualcosa di profondamente inglese in questa compostezza emotiva: passione espressa attraverso la misura.
(Si può tracciare un parallelo con “Still… You Turn Me On”, scritta un anno dopo — una sorta di seguito spirituale di questo brano.)
Un cambiamento nel suono della band
Il successo del brano sorprese la band — e forse anche Lake stesso.
From the Beginning divenne un successo radiofonico negli Stati Uniti, raggiungendo il numero 39 della Billboard Hot 100, e portando gli ELP a un pubblico oltre la nicchia progressive.
La sua presenza in Trilogy mostrò una dimensione diversa del gruppo: quella in cui melodia e silenzio potevano convivere con i fuochi d’artificio tecnici.
Le percussioni di Carl Palmer qui sono quasi invisibili — spazzole, tocchi leggeri di piatti — ma danno al brano un polso emotivo, un battito sotto la calma.
La voce eterea del Moog, aggiunta da Emerson, non compete con la chitarra acustica: la espande, come se aprisse una porta su un altro mondo.
Questa combinazione — chitarra acustica e sintetizzatore analogico — sarebbe diventata un modello per gran parte dell’art rock degli anni Settanta e, decenni dopo, per il revival ambient-prog dei Duemila.
Eredità – La canzone che ha superato il mito
A cinquant’anni di distanza, From the Beginning rimane uno dei brani più amati degli ELP.
È spesso presente in live, performance soliste e album tributo.
Quando Greg Lake la eseguiva da solo negli anni Duemila — solo voce e chitarra — era ancora completa.
Ecco il segno della grande scrittura: quando una canzone sopravvive alla rimozione di tutto, tranne la sua anima.
Il brano ha influenzato un’intera generazione di artisti che hanno unito complessità e semplicità emotiva:
- Steven Wilson l’ha citata come esempio precoce di sincerità compositiva all’interno del prog.
- Porcupine Tree e Anathema ne hanno ripreso la malinconia melodica e la produzione atmosferica.
- Anche molti cantautori acustici moderni devono qualcosa alla sua purezza e apertura sonora.
Col senno di poi, From the Beginning fu la profezia silenziosa degli ELP: il futuro del rock progressivo non sarebbe dipeso da velocità o volume, ma da profondità e spazio.
Perché conta – La bellezza della misura
Ogni artista, prima o poi, arriva al punto in cui meno significa di più.
Per gli Emerson, Lake & Palmer, quel momento fu From the Beginning.
Dimostrò che sotto i fuochi d’artificio c’era un cuore — e che il rock progressivo poteva essere emotivo come il folk, puro come una sola voce umana.
Il messaggio trascende il genere:
a volte il vero progresso significa tornare alla semplicità — tornare all’inizio.