John Mayer – Sob Rock

Sob Rock è in qualche modo una continuazione del precedente "The Search For Everything". 
Le canzoni di Sob Rock girano intorno al tema comune dell'amore perduto. 

In merito allo stile, John Mayer ci ha mostrato, negli anni, che poteva affrontare diversi generi (musica country) come in Born and Raised e Paradise Valley, e tutti noi conosciamo le sue influenze blues, ma con Sob Rock, è tornato a un formato più pop, anzi un '80 pop. 

Le canzoni hanno ancora un respiro leggero, una metrica precisa. 

D'altra parte, è difficile pensare che Mayer abbia pubblicato la sua musica migliore prima dei 30 anni (Room for Squares, Heavier Things, Continuum - su tutti -), mi aspetto da lui un'evoluzione compositiva e non solo tecnica o virtuisistica.

Sob Rock riceverà più ascolti di ogni altra cosa dai Battle Studies, almeno nel breve termine.
Se vogliano trovare un difetto, si può dire che il disco:
"È davvero piacevole. Forse facilmente dimenticabile."

John Mayer è un musicista meraviglioso della Generazione X, e universalmente riconosciuto come un talento da artisti del calibro di Clapton, Hancock.

L'intera atmosfera degli anni '80 è uno SPOT, decisamente simpatico, ma uno SPOT voluto, come la scelta del sound, la copertina blu e rosa dell'album ricrea in modo convincente lo stile grafico di quel decennio, e non sarei sorpreso di scoprire una copia di qualcosa di molto simile, nella mia collezione di dischi. 
Il 43enne fromboliere di chitarre sembra aver preso in prestito dal guardaroba di Miami Vice e la lacca per capelli da Richard Marx.

"Why You No Love Me" può essere una delle canzoni migliori, o un incubo terrificante.

Sob Rock è il suono di un uomo solo nel suo successo, ed è una scelta, evidentemente consapevole. Un ventennio di successi, una lunga serie di hit e una numerosa schiera di fan che ti seguirebbe in qualsiasi tour, e che fai ora? 

Il primo singolo è arrivato nella primavera del 2018, e già. Era la soave e inattesa "New Light", canzone che suona oggi, ancora meglio di allora. Ma qui la produzione è diversa abbiamo No I.D., produttore hip hip, con collaborazioni del calibro di Kanye West, Jay-Z.

"Fai finta che qualcuno abbia registrato un disco nel 1988 e lo abbia messo li", ha spiegato, "ed è stato trovato proprio quest'anno".

Mayer usa le sue notevoli risorse per ricreare questo suono, portando testimoni di prima mano, di quel periodo, come il produttore Don Was, il tastierista Greg Phillinganes, a cui affianca il suo amico bassista Pino Palladino. Per intendersi, i primi due, gente che ha contribuito attivamente alla creazione del sound di quegli anni, con partecipazioni a produzioni come Thriller, i dischi di Steve Wonder, tra tutti ricordiamo "Songs in the Key of Life".

L'album di 10 canzoni e 40 minuti va giù liscio e filato; i suoi difetti sono perdonabili (ad eccezione della già citata "Why You No Love Me") e i suoi punti salienti sono sobri e divertenti. Ascolta le eleganti inversioni dal ritornello al riff centrale di "Wild Blue". Sintonizzati sulla lenta  "Shot in the Dark", con uno splendido accompagnamento senza parole di Maren Morris e una parte di archi. Immergiti nel momento a metà strada in cui Mayer attraversa con orgoglio la soglia di "Ogni respiro che fai", scivolando dal romanticismo pro-forma - "Ti voglio nel modo peggiore" - allo stalker completo: "Il codice del cancello è ancora il tuo compleanno ?"

Quindi anche se questo è uno degli album più belli di John Mayer, l'intera cosa sembra consapevolmente meno importante.