Kid A at 25 – How Radiohead Deleted Rock and Accidentally Invented the Future

By SlaveToMusic – December 2025

Gloucestershire, inverno 1999

Immagina Thom Yorke che cammina da solo in un campo fangoso dietro gli studi di Batsford, Gloucestershire, a gennaio del 2000. Piove da tre giorni di fila. Ha 31 anni, la schiena distrutta da due anni di tour di OK Computer, gli occhi gonfi di lacrime che non riesce più a controllare. Nigel Godrich lo vede dalla finestra della control room e gli chiede: «Tutto ok?» Thom si ferma, si gira, e dice una frase che entrerà nella leggenda:

«I can’t sing like that anymore. I can’t be that person anymore. If we make another guitar album, I’ll die.»

Poi torna dentro, si siede davanti a un microfono, e per la prima volta in vita sua canta con la voce pitchata di un bambino alieno.

Quello è stato il momento esatto in cui i Radiohead hanno cancellato la band che erano stati per dieci anni. E hanno iniziato a costruire Kid A.

Il blocco, il camino, il rifiuto

1998-1999: OK Computer ha venduto 7 milioni di copie, ha fatto vincere ai Radiohead il Grammy come “miglior album alternativo”, li ha messi sulla copertina di ogni rivista del pianeta. E li ha quasi uccisi.

Il tour di supporto dura 13 mesi, 199 spettacoli. Thom Yorke ha attacchi di panico sul palco, si chiude nei bagni degli hotel a piangere per ore, comincia a odiare la sua stessa voce. Jonny Greenwood racconta anni dopo: «Dopo ogni concerto pensavamo: questo è l’ultimo. Non possiamo più farlo.»

Tornano a casa nel 1999 con una valigia piena di nastri: un album di chitarre che doveva chiamarsi provvisoriamente “Your Home May Be at Risk If You Do Not Keep Up Payments”. Lo ascoltano una volta, lo trovano “OK Computer parte 2”, e decidono di fare la cosa più radicale che una band di quel livello possa fare:

lo buttano letteralmente nel camino.

Colin Greenwood: «Abbiamo preso i nastri, li abbiamo messi nella stufa a legna della casa di campagna e li abbiamo guardati bruciare. È stato catartico.»

Poi iniziano da zero.

Le regole nuove (o l’assenza di regole)

Gennaio 2000 – quattro studi diversi (Inghilterra e Danimarca), nessun piano, nessuna scaletta. Regole imposte da Thom e Nigel Godrich:

  1. Niente canzoni “normali” (strofa-ritornello-strofa)
  2. Niente assoli di chitarra tradizionali
  3. Se qualcuno tira fuori un accordo di Mi minore, si ricomincia da capo
  4. Tutto quello che suona come Radiohead del passato va eliminato

Ed O’Brien tiene un diario (pubblicato anni dopo sul sito Dead Air Space) che è una cronaca di follia pura:

«Day 17 – Thom ha cantato per 8 ore di fila con la voce pitchata di due ottave sopra. Jonny ha costruito un modulare Ondes Martenot che sembra un insetto morente. Phil ha suonato la batteria con le bacchette avvolte nel nastro adesivo. Nessuno sa cosa stiamo facendo. È bellissimo.»

Capitol/EMI riceve i primi demo e va nel panico. Un dirigente scrive una mail (trapelata anni dopo): «This isn’t an album. This is career suicide.»

I Radiohead rispondono leakando tutto su Napster prima ancora di finire le registrazioni.

Timeline del caos creativo

PeriodoLuogoEvento chiave
Gennaio-Marzo 1999Case di campagna UKI nastri di chitarre vengono bruciati
Settembre 1999ParigiPrime sessioni con Nigel – solo loop
Gennaio 2000Gloucestershire/CopenaghenRegistrazioni vere – niente scaletta
Marzo 2000Dorchester AbbeyOrchestra di fiati per The National Anthem
Maggio 2000Medley Studio, CopenaghenMix finale – Thom ascolta solo con le cuffie
2 ottobre 2000Release (senza singoli)Debutto al #1 in USA

Traccia per traccia – La dissezione del futuro

1. Everything in Its Right Place

La prima cosa che si sente è un loop di tre accordi (C – F – G – C) registrato su un registratore portatile a Parigi. In studio diventa un incubo jazz: il loop tagliato a mano con un rasoio, la voce di Thom pitchata di un’ottava sopra, Jonny che aggiunge glockenspiel distorti. Nessuna batteria tradizionale. Thom: «Volevo che la gente pensasse: questi non sono più i Radiohead che conoscevate».

2. Kid A

Title track nata da un loop vocale sul telefonino. Voce pitchata di due ottave sopra, beat di Roland TR-606 modificata, Ondes Martenot come sirena. Prima canzone dei Radiohead senza chitarra elettrica in assoluto.

3. The National Anthem

Thom suona un basso ispirato a Mingus con le dita sanguinanti. Jonny invita 16 fiati jazz in una chiesa e li fa improvvisare ubriachi. 45 minuti di caos montati in 4:50 di anarchia perfetta.

4. How to Disappear Completely

Registrata in una sola take alle 3 di notte. Microfono a 30 metri di distanza, orchestra d’archi di Jonny ispirata a Penderecki. Thom canta il mantra di Michael Stipe contro gli attacchi di panico: «I’m not here, this isn’t happening».

5. Treefingers

Ed O’Brien prende How to Disappear, la rallenta al 10 %, suona la chitarra con un cacciavite per 8 ore. Risultato: 3:42 di pura ambientazione. Nessuno sapeva sarebbe finita sull’album.

6. Optimistic

L’unica canzone “rock” sopravvissuta al camino. Thom la odiava («suona come i Creed»). Nigel la salva all’ultimo. Jonny aggiunge Ondes Martenot urlante.

7. In Limbo

Piano preparato con monete e nastro adesivo, Buchla modulare, voce sussurrata. Thom: «È il cuore nero dell’album».

8. Idioteque

Jonny trova un sample MIDI di 40 secondi di Paul Lansky (1973), crea un beat a 128 BPM. Thom scrive il testo in 10 minuti guardando le notizie sul clima. Prima canzone elettronica dei Radiohead su un album.

9. Morning Bell

Due versioni diverse (Kid A e Amnesiac). Batteria registrata con microfono dentro la grancassa, voce pitchata in tempo reale, carillon impazzito.

10. Motion Picture Soundtrack

Ultima canzone registrata. Arpa vera, voce fragilissima, Mellotron e sample di uccelli per il “paradiso”. «I will see you in the next life» – l’addio di Thom al rock.

Eredità 2025 – Kid A è diventato sistema operativo

Venticinque anni dopo, Kid A non suona come un album del 2000. Suona come il 2025.

Billie Eilish, 100 gecs, Black Country, New Road, The Japanese House, Charli XCX: tutti parlano la sua lingua. L’algoritmo di Spotify funziona come i loop casuali di Thom. Il glitch è estetica, non errore.

Nel 2025, con l’AI che genera canzoni in 3 secondi, Kid A resta l’ultimo atto di resistenza umana. Perché nessuna intelligenza artificiale può replicare il terrore vero di un uomo che cammina sotto la pioggia pensando di non farcela più.

Conclusione emotiva

Ascolta Kid A stasera, da solo, cuffie, luce spenta.

Comincia con il loop ipnotico di Everything in Its Right Place e lascia che ti lavi via il rumore del mondo. Poi arriva la voce da bambino alieno, i fiati ubriachi, il mantra «I’m not here», il carillon impazzito, l’arpa che ti saluta prima di morire.

Quando finisce Motion Picture Soundtrack e senti quel silenzio di 15 secondi, capirai una cosa semplice:

Kid A non è un album. È la prova che puoi bruciare tutto quello che eri, buttare via le chitarre, piangere in un campo sotto la pioggia, e ricominciare da zero.

E che a volte, quando cancelli tutto, riesci finalmente a dire la verità.

Venticinque anni dopo, quella verità è ancora l’unica cosa che non possono algoritmizzare.

Grazie, Radiohead.

Qual è la tua traccia preferita di Kid A? Scrivilo nei commenti. E resta sintonizzato: il prossimo sarà ancora più grosso.

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