L’arte delle chitarre intrecciate: la storia del suono twin guitar

Le chitarre intrecciate non sono solo un espediente di arrangiamento — sono un vero e proprio linguaggio. Due voci che corrono affiancate, si sfiorano, si separano e si ricongiungono, creando un dialogo continuo basato su armonia, contrappunto e texture. È uno dei modi più espressivi di usare la chitarra nella storia del rock, e ogni decennio l’ha reinterpretato a modo suo.

Per capire perché questo stile continui a funzionare — e a emozionarci — cinquant’anni dopo l’età d’oro dell’AOR e del rock progressivo, bisogna partire da un brano che ha definito il concetto: “More Than a Feeling” dei Boston.


Anni ’70: quando le chitarre diventarono architettura sonora

Tom Scholz, ingegnere del MIT e perfezionista ossessivo, passava notti nel suo studio sotterraneo a sovrapporre parti di chitarra come se costruisse una cattedrale musicale. In More Than a Feeling non si sente un solo riff, ma un sistema solare di linee melodiche che orbitano attorno a un nucleo centrale.

La magia sta nella fusione delicata di arpeggi puliti e lead saturi, che compaiono e scompaiono come onde. Una chitarra costruisce la spina dorsale melodica, mentre la seconda la “segue” con variazioni ritmiche sottili, e una terza linea armonica rafforza il ritornello.

L’elemento cruciale?
Nessuna chitarra domina.
Anche nei momenti più densi, si muovono come un solo organismo — non una parte solista con accompagnamento, ma una vera e propria partnership sonora.

Questo è il cuore del concetto di twin guitar: due strumenti che respirano insieme.


Contrappunto ed emozione: Thin Lizzy, Wishbone Ash, Eagles

Mentre Scholz stava costruendo il rock-cattedrale, altri definirono l’idea in modi differenti:

Thin Lizzy — melodie come due lame

Scott Gorham e Brian Robertson perfezionarono l’approccio delle linee dual lead: due chitarre che suonano armonizzate in terze e quarte, creando un innalzamento emotivo distintivo. The Boys Are Back in Town è praticamente un manuale di “conversazione melodica” tra chitarre.

Wishbone Ash — la scuola armonica

Dischi come Argus trattano le chitarre come strumenti da camera. Le linee si intrecciano su scale modali, imitando la logica dei duetti di violino: un’interpretazione più lirica e quasi “prog-pastorale.”

Eagles — precisione chirurgica

L’outro di Hotel California non è un semplice break strumentale: è coreografia. Don Felder e Joe Walsh scambiano frasi che si incastrano con precisione quasi artigianale.

Tre estetiche diverse, un principio condiviso:
la forza nasce dalla relazione, non dall’individuo.


Anni ’80 e ’90: dall’eroismo metal al clima sperimentale

Iron Maiden — l’era eroica

Se c’è una band che ha portato la tradizione twin guitar nel metal, sono loro. Dave Murray e Adrian Smith trasformarono i lead armonizzati in una firma anthemica. In The Trooper la seconda chitarra non supporta — spinge.

The Police — dialogo microscopico

Andy Summers reinterpretò l’idea: meno dual lead e più texture. Quando Robert Fripp appare in Every Little Thing She Does Is Magic, il dialogo diventa quasi architettonico, basato su code di riverbero e armonici sospesi.

Radiohead — dissoluzione della forma

Jonny Greenwood e Ed O’Brien non armonizzano nel senso tradizionale; distorcono l’idea stessa di interazione. Su The Bends e OK Computer, la seconda chitarra spesso abita un altro piano dimensionale: loop di delay, swell inversi, momenti granulari.

Non è più un duetto — è un sistema nervoso condiviso.


2000s a oggi: The War on Drugs e il ritorno delle “landscape guitar”

Nell’era moderna, The War on Drugs sono diventati i principali custodi del linguaggio delle chitarre intrecciate.
Adam Granduciel costruisce strati di delay, shimmer, micro-bends e arpeggi che sembrano guidare attraverso un’autostrada americana nebbiosa al tramonto.

In brani come Red Eyes e Thinking of a Place, la parte secondaria non “supporta” nulla — espande il campo emotivo. Una chitarra avanza in linea retta; l’altra ne crea un alone attorno.

Il risultato è ipnotico:
non senti due strumenti — senti un paesaggio sonoro che si muove in più direzioni.


Perché questo stile non muore mai

  1. Il dialogo è più ricco del monologo.
    Due voci creano tensione narrativa naturale.
  2. Esprime emozioni stratificate.
    Una linea principale + una contro-melodia possono esprimere nostalgia, urgenza e speranza allo stesso tempo.
  3. Funziona in ogni genere.
    Dal rock classico al prog, dall’indie allo shoegaze, fino agli ibridi elettronici.
  4. Evolve con ogni generazione.
    Ogni chitarrista porta nuovi pedali, nuove accordature, nuove texture — e la formula si rigenera.

Conclusione: la magia sta nell’interazione

Il suono twin guitar non è una tecnica — è un’idea.
Un approccio architettonico all’emozione. Un modo di far conversare, intrecciare e illuminare le chitarre l’una con l’altra.

Dalle trame AOR scintillanti dei Boston alle autostrade atmosferiche dei War on Drugs, la superficie cambia, ma il cuore rimane eterno:
due chitarre che parlano la stessa lingua possono raccontare storie che nessuna delle due potrebbe esprimere da sola.

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