Public Enemy, It Takes a Nation of Millions to Hold Us Back

Le sedute di registrazione si svolsero durante il 1987 presso i Chung King Studios, i Greene St. Recording, e gli Sabella Studios di New York City. I Public Enemy cominciarono le sessioni di registrazione dell’album ai Chung King di Manhattan ma insorsero contrasti e dissidi con i tecnici del suono a causa di pregiudizi contro gli artisti hip hop. Il gruppo si spostò quindi negli studi Greene St. Recording dove l’atmosfera era migliore. Inizialmente, anche gli ingegneri del suono di Greene Street avevano qualche perplessità ma alla fine la stima nei confronti del gruppo crebbe grazie alla loro etica lavorativa e alla serietà dimostrata nel processo di registrazione. Inciso con il titolo di lavorazione provvisorio Countdown to Armageddon, il gruppo scelse poi It Takes a Nation of Millions to Hold Us Back come titolo del disco, ricavandolo da una strofa della canzone Raise the Roof inclusa nel loro primo album. Il materiale fu inciso in 30 giorni con una spesa di circa 25,000 dollari.

Invece che andare in tour insieme al resto del gruppo, Eric “Vietnam” Sadler e Hank Shocklee rimasero in studio a lavorare sul materiale di Nation of Millions in modo che Chuck D e Flavor Flav avessero le basi già pronte al loro ritorno in sala di registrazione. Quando il gruppo cominciò a pianificare il secondo album, le tracce Bring the Noise, Don’t Believe the Hype e Rebel Without a Pause erano già pronte. Quest’ultima era stata incisa durante il tour Def Jam del 1987, e il testo era stato scritto da Chuck D in un giorno. Piuttosto che utilizzare solo un campionamento da Funky Drummer di James Brown, pratica ampiamente abusata nel primo hip hop, Rebel Without a Pause include la presenza di Flavor Flav che suona il beat alla drum machine per tutta la durata del brano.

Secondo Chuck D, Hank Shocklee ebbe l’ultima parola una volta che tutte le tracce furono completate: «Hank sarebbe venuto fuori con il mix finale perché era il maestro del suono … Hank è il Phil Spector dell’hip-hop. Era molto più avanti dei suoi tempi, perché osava sfidare le possibilità del suono». Fu deciso contro la volontà dei membri del gruppo che la durata dell’album dovesse essere di una ora precisa, trenta minuti per lato. All’epoca, le musicassette era più diffuse e popolari dei CD e il gruppo non voleva che gli ascoltatori dovessero ascoltare una pausa troppo lunga dopo che metà dell’album era finita.

Fonte wikipedia.it

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